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Due corpi e la distanza con la quale comunicano | la prossemica

La prossemica è la disciplina che studia la gestione del contatto interpersonale ovvero quelli che sono i messaggi che vengono inviati con l’occupazione dello spazio e le distanze, ed è stata coniata negli anni sessanta dall’antropologo statunitense Edward Twitchell Hall. È l’ampiezza dello spazio personale di cui una persona necessita e ci sono dei fattori da cui dipende ovvero l’etnia, l’ambiente in cui si è vissuti e la classe sociale d’appartenenza.


La prossemica quindi studia l’uso dello spazio personale e sociale, in base a delle regole d’interazione e culturali. La maniera in cui gli individui tendono a disporsi in una definita situazione, può apparire casuale ma in realtà avviene in base a regole precise. Come ha osservato Hall, ogni persona propende a suddividere lo spazio e la distanza con chi ha di fronte in quattro distanze interpersonali:


La distanza intima (0-45 cm) questa è la zona che riguarda i rapporti d’intimità e di conseguenza del probabile contatto. Qui si attiva l’apparato tattile e olfattivo.


La distanza personale (45–120 cm) riguarda l'interazione tra amici e quindi è possibile che vi sia contatto. Troviamo l’attivazione dell’apparato olfattivo e visivo.


La distanza sociale (1,2-3,5 metri), la zona di comunicazione formale, quindi di relazioni tra conoscenti o insegnante-allievo. Non vi è contatto e attiva l’apparato uditivo e visivo.


La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) infine, riguarda la zona delle pubbliche relazioni. Attiva l’apparato visivo e quello uditivo solo in determinati casi.


Ovviamente qui si parla dello spazio personale medio di stati come: Europa, Nord America, Australia, Nuova Zelanda. In un posto dove le persone hanno a disposizione meno spazio per via del sovraffollamento, ma ovviamente le regole variano.

Quando vi sono dei cambiamenti nelle distanze interpersonali tra gli interlocutori, questo fornisce delle informazioni, per esempio:

se una persona si avvicina all’altra può voler dire che vi è intenzione di cominciare una conversazione;

viceversa se una persona si allontana è probabile che voglia interrompere l’interazione.


Non dobbiamo però dimenticare che ogni cultura ha le sue norme sociali e di conseguenza le regole della gestione del contatto interpersonale variano.


Un’altra cosa da tenere considerare è il contesto in cui avviene l’interazione e le sue caratteristiche socio-ambientali. Ad esempio la distanza interpersonale varia a seconda del fatto che ci si trovi in un ascensore, in un autobus o in un luogo molto affollato. Poi vi è anche una questione di espedienti non verbali che stabiliscono le distanze, come l’evitare lo sguardo o aumentare l’intensità dello stesso.


Poi c’è il sistema aptico che riguarda i messaggi comunicativi che vengono espressi dai contatti fisici tra le persone. Ovviamente anche in questo caso ci sono delle forme di comunicazione codificate come il bacio sulle guance o la stretta di mano e altre forme invece più spontanee come ad esempio una pacca sulle spalle o un abbraccio. Anche nell’aptica le differenze culturali hanno una valenza importante. E riguarda due dimensioni di esperienze diverse: la dimensione esplorativa che si esprime nel toccare e la dimensione ricettiva, cioè essere toccati.


Le tipologie di contatto possono essere:


contatto reciproco, come l’atto di stringersi la mano, ovvero due o più azioni continue tra degli individui che però ovviamente devono condividere i significati che sono attribuiti a quei gesti;

contatto individuale che avviene per esempio quando si poggia un braccio sulla spalla di un’altra persona, in questo caso si parla di azioni unidirezionale, questo va ad indicare un rapporto asimmetrico tra due persone; ad esempio in una relazione di dominanza/sottomissione la persona nella posizione di dominanza sarà “autorizzata” a toccare l’altra persona.


Poi vi sono le zone del corpo non vulnerabili e le zone del corpo vulnerabili.

Nel primo caso parliamo di zone a cui è “permesso” il contatto fisico anche a persone che risultano essere estranee, le zone sono: mani, braccia, spalle e parte superiore della schiena. Mentre per quanto riguarda le zone vulnerabili, queste possono essere toccate solo da individui o con cui si ha una relazione intima oppure da professionisti come medici ecc.

Poi abbiamo l’orientazione che è un modo degli individui per orientarsi reciprocamente. Ci sono due principali tipi di orientazione:

quella “fianco a fianco” che riguarda i rapporti di amicizia o intimi, oppure le relazioni cooperative nel lavoro collaborativo, come quando sì è intorno ad un tavolo e ci si siede di fianco;


poi quella “faccia a faccia” che riguarda una posizione che risulta essere di confronto, come di sfida. Vi e più formalità e indica competizione fra gli individui.

Ovviamente non dobbiamo mai dimenticare le differenze culturali e anche le differenti situazioni che si possono verificare, ad esempio il fatto che una persona stia seduta o in piedi quando si orienta l’una verso l’altra.

Quello che le parole non dicono

Andrea Zagato Coach Instagram

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